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Fotovoltaico
Un impianto fotovoltaico è un impianto elettrico costituito essenzialmente dall'assemblaggio di più moduli fotovoltaici che sfruttano l'energia solare incidente per produrre energia elettrica mediante effetto fotovoltaico, della necessaria componente elettrica (cavi) ed elettronica (inverter) ed eventualmente di sistemi meccanici-automatici ad inseguimento solare.


Gli impianti fotovoltaici sono principalmente suddivisi in 2 grandi famiglie:
  • impianti "ad isola" (detti anche "stand-alone"): non sono connessi ad alcuna rete di distribuzione, per cui sfruttano direttamente sul posto l'energia elettrica prodotta e accumulata in un accumulatore di energia (batterie);
  • impianti "connessi in rete" (detti anche grid-connected): sono impianti connessi ad una rete elettrica di distribuzione esistente e gestita da terzi e spesso anche all'impianto elettrico privato da servire;
Il fotovoltaico è un investimento. Come tale, richiede una spesa iniziale in vista di un beneficio futuro. Il tempo di recupero è la variabile principale su cui si può intervenire per fare del fotovoltaico un investimento più o meno conveniente. In questo articolo vediamo come è possibile calcolare i costi e ricavi di un impianto fotovoltaico. L’operazione, infatti, seppur riesce a generare un risparmio effettivo, può essere più o meno conveniente in base a come riusciamo a sfruttare l’installazione per i nostri consumi quotidiani.
Non tutti sanno, infatti, che non basta mettere i pannelli sul tetto per iniziare a risparmiare in bolletta. Per rendere l’investimento veramente interessante e conveniente bisogna saper ottimizzare il rendimento dell’impianto. In che modo? I modi sono tanti, ma tutti passano per un concetto molto semplice: bisogna cercare di sfruttare il più possibile il fotovoltaico consumando “sul posto” l’energia prodotta e riducendo, per quanto possibile, i prelievi dalla rete elettrica di Enel. Costi e ricavi del fotovoltaico dipenderanno soprattutto da questo.


Andiamo con ordine. Per comodità ipotizzeremo di installare un fotovoltaico da 4 kW. Vediamo come costi e ricavi di questa installazione possono variare in base alle molte variabili “in gioco”.
Il Conto Economico di un Impianto Fotovoltaico
Il conto economico di un impianto fotovoltaico è una stima del rendimento. Nel conto economico si confrontano costi e ricavi dell’installazione per capire se e a quali condizioni l’investimento genererà un effettivo guadagno.
Più che di “guadagno”, oggi, nel caso di impianti domestici e aziendali, sarebbe più opportuno parlare di “risparmio”, risparmio in bolletta. Il fotovoltaico, infatti, si ripaga attraverso i risparmi che genera sulla bolletta elettrica.
Quali sono i Costi di installazione
Il costo di installazione chiavi in mano per un impianto da 4 kW è di circa 8 mila euro iva inclusa.
Queste 8 mila euro includono, in genere, un sopralluogo iniziale, la progettazione dell’impianto, pannelli, inverter e componenti, lo svolgimento delle pratiche autorizzative, lo svolgimento dei lavori, la domanda di allaccio ad Enel, il collaudo, le pratiche Gse per lo Scambio sul Posto le garanzie “di prodotto” e “di rendimento” dei pannelli.
Se al fotovoltaico si vuole aggiungere un accumulatore i costi aumentano di almeno 500 euro per ogni kWh di accumulo aggiunto.
Si tenga presente che in genere più l’impianto è grande, più diminuisce il costo unitario per kw installato. Per i grandi impianti il prezzo di installazione può scendere anche sotto ai mille euro per kw installato. Oggi mediamente, per gli impianti domestici i costi ruotano intorno ai 2 mila euro per chilowatt installato.
Sui costi una cosa importante da considerare per gli impianti residenziali è il beneficio delle detrazioni fiscali 50%. Detraendo dalle imposte Irpef la metà dalla spesa, in 10 anni si riuscirà ad ammortizzare il costo dell’impianto in maniera molto più efficace.
Quali sono i Costi di mantenimento di un impianto
Per un corretto conto economico fotovoltaico bisogna considerare anche i costi di “mantenimento”. Un impianto dura, infatti, 25 anni in media. Durante questi 25 anni bisognerà sostituire l’inverter dopo circa 10 anni e bisognerà prevedere costi annuali per la manutenzione ordinaria. Un inverter per un impianto da 4 kW costa (oggi) tra 800 e 1.000 euro. Per i costi di manutenzione ordinaria, invece, possiamo ipotizzare circa 100 euro l’anno.
Quali sono i Ricavi
Passiamo ai ricavi del nostro impianto fotovoltaico da 4 kW.
I ricavi sono costituiti essenzialmente da due cose: il risparmio in bolletta e il contributo dello Scambio sul Posto.
Alla base di entrambi c’è la quantità di energia che produce l’impianto. Più l’impianto produce più può essere (potenzialmente) alto il risparmio in bolletta e più elevato il contributo dello Scambio sul Posto.
La produttività impianto
Facciamo un esempio: un impianto installato a Milano o Torino produce circa 1.100 kwh l’anno per ogni chilowatt installato. Un impianto da 4 kW a Torino produce in media 4.400 kwh l’anno.
Lo stesso impianto installato nel Lazio produce circa 5.200 kwh l’anno, circa 1.300 kwh l’anno per ogni kW di pannelli.
Lo stesso impianto attivo nel sud Italia o Sardegna produce circa 6.000 kwh l’anno (circa 1.500 kWh/kWp/anno).
Non solo il luogo di installazione è determinante, ma anche altri fattori. Tra questi i più importanti sono: l’orientamento dei moduli (nord/sud/est/ovest), i gradi di inclinazione dei pannelli, e la presenza di ombreggiamenti. La rendimento ottimale in Italia si ottiene con pannelli rivolti a sud e inclinati di circa 30-35 gradi.
La presenza di ombreggiamenti anche solo su un singolo pannello, invece, può inficiare al rendimento dell’intero impianto. E’ fondamentale tenerne in considerazione in fase di progettazione ed eventualmente prevedere dei micro-inverter che tamponano il problema.
La quantità di kWh prodotti incidono sul conto economico, o meglio sui ricavi del fotovoltaico, in maniera anche molto rilevante.
L’Autoconsumo
L’autoconsumo fotovoltaico è ciò che genera il risparmio in bolletta. L’autoconsumo è, in effetti, la modalità di consumo maggiormente conveniente per chi utilizza qualsiasi impianto di autoproduzione di energia da fonti rinnovabili.
Chiariamo con un semplice esempio.
Nel mio laboratorio consumo annualmente 4 mila kWh di corrente elettrica. Questi 4 mila kWh di elettricità li pago in bolletta circa 1.000 euro l’anno, considerando un costo medio in bolletta di circa 0,25 €/kWh. Il prezzo lordo del kWh in bolletta include non solo il prezzo dell’energia consumata, ma anche il prezzo dei servizi, degli oneri di sistema e delle imposte. Una bolletta media è suddivisa così: circa il 42% è per l’energia acquistata, il 20% è per i servizi di rete, il 25% è per gli oneri generali di sistema, il 13 per cento è per le imposte.
Il costo dell’energia in bolletta è molto maggiore del costo effettivo del kWh consumato.
Se col mio impianto riesco ad autoconsumare il 50 per cento del mio fabbisogno, riuscirò a ridurre la bolletta del 50 per cento. Se riesco ad autoconsumare il 70%, riuscirò a tagliare la bolletta del 70 per cento.
In genere un piccolo fotovoltaico domestico autoconsuma circa il 30% della sua produzione annuale. Con gli opportuni accorgimenti è possibile aumentare l’autoconsumo fino ad oltre il 50%.
Più autoconsumo, dunque, più risparmio in bolletta.
Il risparmio in bolletta, però, non è l’unica componente dei ricavi: tra le entrate del nostro conto economico c’è anche il contributo dello Scambio sul Posto.
Lo Scambio sul Posto
Lo scambio sul Posto è un rimborso parziale emesso dal Gse per tutta l’energia che si immette nella rete con il proprio impianto. Per calcolare il Contributo il Gse utilizza, infatti, due sole letture: i kWh immessi in rete in un anno e quelli prelevati dalla rete. Se poi i kWh immessi sono maggiori dei kWh prelevati in un anno dalla rete, abbiamo le cd. “Eccedenze”. Anche queste eccedenze immesse in rete vengono rimborsate dal Gse, anche se ad un prezzo/kWh abbastanza basso.
Per vedere una guida completa allo Scambio sul Posto vai a quest’altro articolo.
Mediamente il Gse remunera l’energia scambiata con la rete (attenzione: non le “eccedenze”) da 0,13 a 0,16 €/kWh.
Le eccedenze vengono pagate da Gse al prezzo di mercato del kWh. Il prezzo è variabile tra i 4 ed i 10 centesimi di euro per kWh.
Costi e Ricavi di un Impianto Fotovoltaico
Ora che abbiamo le informazioni essenziali per stimare costi e ricavi di un impianto fotovoltaico, possiamo procedere con il nostro piccolo esempio.




Il ricavo effettivo dipende anche dal prezzo dell’elettricità in bolletta
Dalle tabelle si capisce bene come il risparmio effettivo dipende dall’autoconsumo, cioè da quanta energia riesco a prendere dal mio impianto anzichè acquistarla in bolletta. Per questo motivo il risparmio generato è strettamente legato al prezzo di mercato dell’energia. In altre parole: se nei prossimi 25 anni il costo dell’energia in bolletta aumenterà del 30%, col mio impianto avrò un risparmio del 30% maggiore sulle bollette elettriche.
Come minimizzare i Costi.
Come in ogni conto economico, come in ogni investimento, costi e ricavi vanno messi “a confronto” e valutati attentamente. Per questo motivo è importante non solo massimizzare i ricavi, ma anche minimizzare, per quanto possibile, i costi di investimento. Come? Un modo per trovare il miglior rapporto tra costo e beneficio è quello di richiedere più preventivi possibile. Solo da un confronto accurato tra diversi preventivi possiamo individuare il miglior prezzo.
Nonostante ciò è utile diffidare di prezzi che si discostano troppo dalla media senza un giustificato motivo. La prima regola per minimizzare, o meglio: ottimizzare, i costi è dunque quella di richiedere diversi preventivi a diversi installatori.
Un altro fattore che non sempre si considera in fase di valutazione preliminare è quello delle detrazioni fiscali 50%. Con le detrazioni fiscali si riescono a dimezzare i tempi di ammortamento e, di fatto, nel cono economico dimezzano il prezzo effettivo dell’impianto.
Come massimizzare i Ricavi: l’Autoconsumo
Come massimizzare i ricavi dall’impianto fotovoltaico? Con l’Autoconsumo. Perchè? Perchè ti permette di tagliare i costi in bolletta e di ammortizzare prima il costo dell’impianto. Il vero vantaggio del fotovoltaico, infatti, è il risparmio in bolletta che genera nei suoi 25 anni di funzionamento e l’autoconsumo permette di ottimizzare il periodo di ammortamento.
Per quanto possibile, sarà utile spostare i consumi in fascia diurna, quando l’impianto produce e ridurli al minimo la sera e la notte, quando l’impianto non è attivo. Può essere utile, in tal senso, programmare l’attivazione di alcuni elettrodomestici (o attivarli da remoto) per sfruttare la produzione giornaliera dell’impianto. Il principale fattore di maggior risparmio, infatti, è l’autoconsumo istantaneo. Fatto, cioè, nel momento stesso della produzione impianto.
Cosa NON fare per mantenere l’investimento conveniente
A volte, presi dall’entusiasmo, diversi utenti vogliono realizzare impianti ben al di sopra del loro effettivo fabbisogno. E’ sbagliato sovradimensionare troppo l’impianto perchè si aumenterebbero troppo le eccedenze e diminuirebbe troppo l’autoconsumo. Le eccedenze immesse in rete, nonostante vengano comunque “pagate” dal Gse, non sono remunerative tanto quanto l’Autoconsumo.
Un altro errore da evitare è quello di cedere alla rete tutta l’energia prodotta dall’impianto. E’ buona norma riuscire ad ottenere un autoconsumo di almeno il 30%. Meno si immettono kWh in rete e meglio si ammortizza l’impianto.
  • Gli impianti fotovoltaici realizzati sul tetto di casa, al pari di qualsiasi altra ristrutturazione edilizia, beneficiano di un’interessante agevolazione: le detrazioni fiscali del 50%. La detrazione spetta non solo per moduli e inverter, ma anche per l’eventuale sistema di accumulo installato insieme all’impianto.

    Cioè: lo Stato, anzichè darti gli incentivi su tutta l’energia prodotta (come era con le vecchie tariffe incentivanti), ti dà la possibilità, “a conti fatti”, di dimezzare i costi dell’installazione “restituendo” a chi mette il fotovoltaico la metà delle spese sostenute. Attenzione però: la restituzione non avviene con bonifico o con liquidazione monetaria. La restituzione avviene sotto forma, e per mezzo, di sgravi fiscali ripartiti sui 10 anni successivi all’anno di installazione dell’impianto.
    Il meccanismo della sgravio fiscale, o meglio: della “detrazione fiscale”, sembra complesso da capire per i non addetti ai lavori, ma in realtà è tutt’altro che difficile capirlo a fondo per poterlo sfruttare a proprio beneficio.
    In questo articolo vediamo come funziona la detrazione fiscale per il fotovoltaico installato in ambito domestico-residenziale. Si: in “ambito domestico-residenziale” perchè questo tipo di agevolazione riguarda soltanto le persone fisiche (o condomini o soci di cooperative) contributori Irpef. Niente sgravi di questo tipo, quindi, per il fotovoltaico messo da aziende, società o attività commerciali. Per le aziende c’è la possibilità, dal 2016, di sfruttare il super ammortamento del 140% nel caso in cui l’impianto sia qualificato come bene “mobile”. Una nota dell’agenzia delle entrate aveva chiarito la questione: praticamente gran parte delle aziende possono beneficare del superammortamento del 140% sull’installazione del proprio impianto fotovoltaico. Il super ammortamento riguarda gli impianti fotovoltaici qualificati come beni “mobili” (che hanno coefficiente di ammortamento ordinario del 9%) mentre quelli assimilati agli immobili ne saranno esclusi (avendo coefficiente di ammortamento del 4%, inferiore alla soglia del 6,5%). Per approfondire sul super ammortamento: circolare Agenzia Entrate n. 4/E 30/03/2017.
    Chi installa un impianto fotovoltaico, dunque, può usufruire delle detrazioni fiscali IRPEF per recuperare il 50% delle spese sostenute per la realizzazione dell’impianto. Lo sgravio fiscale pari al 50% delle spese rimane in vigore, a seguito di una ulteriore proroga, fino al 31 dicembre 2018.
    Dopo questa scadenza la detrazione non scomparirà, ma potrebbe tornare ad essere del 36% come era prima quella riservata alle ristrutturazioni ed ai recuperi edilizi in ambito domestico.
    La detrazione fiscale del 50% non è da confondere con quella del 65%
    Queste detrazioni del 50%, che sono volte a sostenere le ristrutturazioni ed il fotovoltaico domestico, non sono da confondersi con le detrazioni fiscali del 65% (ex 55%) per il risparmio energetico. Queste del 65% valgono per gli impianti solari termici (no fotovoltaici) per la produzione di acqua calda e per gli interventi di efficientamento energetico degli edifici (isolamenti, coibentazioni, serramenti, infissi, caldaie, pompe di calore, pannelli solari termici per la produzione di acqua calda sanitaria, ecc…).
    In questo caso chi effettua i lavori per il risparmio energetico, dopo aver comprovato i lavori con una certificazione energetica, ha la possibilità di recuperare in 10 anni ben il 65% dei costi sostenuti, fino ad un massimo di 100 mila euro.
    Dal 2016 anche gli interventi di Domotica beneficiano degli sgravi fiscali al 65 percento.
    Come funzionano le detrazioni fiscali per impianti fotovoltaici
    Vediamo come funziona nei dettagli il meccanismo di questo interessante sgravio fiscale.
    Le detrazioni fiscali IRPEF previste per gli impianti fotovoltaici rientrano nel regime di detrazioni più generale previsto per tutti i “lavori di ristrutturazione e recupero edilizio”. Il fotovoltaico rientra tra le tipologie di interventi riconosciuti validi ai fini delle detrazioni fiscali 50 per cento IRPEF.
    Per intenderci: le detrazioni per le ristrutturazioni edilizie, non ci sono da quest’anno. Ci sono da molto più tempo: si tratta delle detrazioni che fino a qualche anno fa molti conoscevano come “detrazioni del 36% per il recupero edilizio”. Dal 2013 la quote detraibile è passata dal 36% al 50% ed ogni anno è stata oggetto di proroga, fino all’anno in corso.
    Quali sono le certezze in tema di sgravi fiscali e fotovoltaico?

Sono quattro:
1) le detrazioni al 50% possono riguardare anche le realizzazioni degli impianti fotovoltaici domestici fino a 20 kW di potenza;
2) lo sgravio vale anche per chi installa i sistemi di accumulo su case già esistenti (si tratta, infatti, di interventi di efficientamento o ristrutturazione);
3) lo sgravio vale anche per gli impianti fotovoltaici nei condomini. In questo caso costi e benefici vengono ripartiti in millesimi, in base alla quote di proprietà dei condòmini. Questo nel caso in cui si tratta di impianti al servizio di utenze comuni;
4) per gli immobili a prevalente uso abitativo al beneficio delle detrazioni fiscali Irpef si aggiunge il beneficio dell’IVA agevolata al 10% anzichè al 22%.
Quindi, tutti coloro che hanno intenzione di realizzare un impianto fotovoltaico entro il 31 dicembre 2018, oltre a pagare l’IVA al 10% (come di consueto), possono detrarre dalle imposte IRPEF il 50% dei costi di realizzazione per i prossimi 10 anni, fino ad un massimo di 96.000 euro di spesa, inclusi altri eventuali lavori di ristrutturazione. La soglia dei 96mila euro è dunque il massimale detraibile.
Se si considera il solo fotovoltaico con o senza un sistema di accumulo a batterie, il massimale è più che sufficiente ad inglobare i costi di realizzazione di un impianto. Considerando il fatto che, in ogni caso, le detrazione è fruibile per tutti gli impianti fotovoltaici che non superano i 20 kw di potenza. Tutti gli impianti sopra ai 20 kw, infatti, vengono in genere considerati al pari di  “attività commerciali”. Per questo i medi e grandi impianti non possono accedere a questo tipo di sgravio Irpef, riservato, come detto, ai soli impianti realizzati al servizio di casa o di piccole attività individuali (installati su edifici ad “uso promiscuo”).
In ogni caso la detrazione non viene fruita “tutta e subito”, ma viene ripartita in 10 quote annuali di pari importo.
Come funziona il meccanismo delle detrazioni fiscali: 2 esempi
Esempio1: impianto famigliare
Per il classico impianto fotovoltaico domestico da 4 Kw che oggi arriva a costare 6.000 euro “chiavi in mano” + IVA al 10% (prezzi trovati in rete), si può recuperare annualmente dalle dichiarazioni dei redditi dei prossimi 10 anni, 330 euro. Cioè: la restituzione di 3.300 euro (il 50% di 6mila euro+iva) in 10 anni. La “restituzione” di questo importo avviene tramite detrazione fiscale Irpef: una sorta di sconto sulle tasse degli anni successivi.
La detrazione si applica in riferimento all’intera fattura, comprensiva di Iva.
Esempio2: impianto condominiale
Ipotizziamo di realizzare un impianto fotovoltaico condominiale con una spesa totale di 30.000 euro inclusa IVA al 10% (l’impianto sarà di circa 15-20 Kw di potenza, circa 150-200 metri quadrati di superficie e produzione pari a circa 20-25mila kwh/anno).
Il condominio può recuperare col meccanismo delle detrazioni fiscali Irpef 15mila euro in 10 anni. Quindi potrà beneficiare complessivamente di 1.500 euro/anno di detrazioni fiscali. Queste 1.500 euro l’anno saranno poi suddivise tra i condòmini in ulteriori quote millesimali, con gli stessi criteri delle normali spese condominiali.
Ovviamente il requisito fondamentale per beneficiare del vantaggio fiscale è avere un reddito sufficiente “a coprire” tali detrazioni: se un anno devo pagare 1.200 euro di Irpef, ed ho diritto a detrarre 1.500 euro, la differenza di 300 euro non può essere messa a credito. Su queste 300 euro residuali perdo quindi il beneficio della detrazione. Per usare un termine più “tecnico”: chi usufruisce delle detrazioni fiscali deve avere sufficiente “capienza di reddito”.
Per usare parole più semplici: per beneficiare delle detrazioni fiscali per un piccolo impianto fotovoltaico devo avere un minimo di reddito imponibile Irpef.
Chi può accedere alle detrazioni IRPEF del 50%
Possono accedere alla detrazione non solo i proprietari degli immobili sui quali vengono realizzati gli impianti, ma anche gli inquilini o i comodatari. La regola generale è: “chi paga, detrae”. Nello specifico:
  • il proprietario o il nudo proprietario
  • il titolare di un diritto reale di godimento (usufrutto, uso, abitazione o superficie)
  • l’inquilino o il comodatario
  • i soci di cooperative divise e indivise
  • i soci delle società semplici
  • gli imprenditori individuali, solo per gli immobili che non rientrano fra quelli strumentali o merce.
Le aziende possono sfruttare le detrazioni fiscali per mettere il fotovoltaico sul tetto?
No. Aziende, società, attività commerciali non beneficiano di questo tipo di sgravio fiscale per ristrutturazioni e fotovoltaico, ma hanno accesso al super ammortamento al 140%. Alle aziende, oggi, conviene mettere il fotovoltaico sfruttando ‘in proprio’ gran parte della produzione di energia per il proprio fabbisogno. Cioè: alle aziende conviene mettere il fotovoltaico nella misura in cui riescono a tagliare in maniera decisiva le bollette elettriche.
Le aziende possono portare il fotovoltaico, se qualificato come bene “mobile”, in ammortamento come bene strumentale all’attività. La gran parte degli impianti aziendali sono qualificati come “beni mobili” e assimilati a beni strumentali all’attività. Dal 2016 le aziende hanno la possibilità di sfruttare il super-ammortamento al 140% inserendo il fotovoltaico tra le spese aziendali deducibili (attenzione: “deduzione” è diverso da “detrazione”).
L’impianto, però, deve essere qualificato come bene “mobile” e non bene immobile. Per sapere quando un impianto sia considerato “bene mobile” o “bene immobile” si fa riferimento alla circolare 36/E (del 19 dicembre 2013) dell’Agenzia Entrate. Semplificando molto possiamo dire che solo gli impianti molto grandi, sopra le diverse centinaia di kWp di potenza, sono considerati beni immobili. Tutti gli altri sono “beni mobili” e beneficiano, quindi, del super-ammortamento.
Cosa fare per richiedere la detrazione fiscale
Per fortuna, negli ultimi anni le procedure burocratiche per richiedere le detrazioni sono state notevolmente semplificate e ridotte.
Per richiedere l’agevolazione fiscale bisogna:
  • Inviare all’Asl, solo per i casi previsti dalla normativa, l’apposita comunicazione di effettuazione lavori. Per sapere come comportarsi a riguardo rivolgersi all’ufficio tecnico del comune di realizzazione dell’impianto fotovoltaico. Nella gran parte dei casi questa comunicazione non è necessaria.
  • Pagare i lavori tramite bonifico bancario o postale in cui devono figurare:
    – la causale specifica del pagamento, che fa riferimento al decreto legge relativo alle detrazioni fiscali (vedi sotto),
    – i dati fiscali del pagante e del ricevente (cioè: l’impresa che effettua i lavori). Nello specifico devono essere indicati: il codice fiscale di chi paga l’impianto fotovoltaico e la partita IVA dell’impresa che effettua i lavori.
  • Indicare nella dichiarazione dei redditi, oltre a tutti i dati solitamente richiesti,  i dati catastali dell’immobile su cui viene realizzato l’impianto fotovoltaico e altra documentazione specifica indicata sul sito dell’Agenzia delle Entrate.
In ogni caso maggiori ragguagli sulle modalità di pagamento con bonifico sono reperibili presso gli istituti bancari, molti dei quali hanno moduli già predisposti.
La causale da indicare nel bonifico
Per fruire della detrazione, come detto, i pagamenti tramite bonifico bancario o postale devono contenere una specifica causale. Questa causale deve contenere il riferimento all’articolo 16-bis del Dpr 917/1986. Ecco un esempio di causale:
Bonifico relativo a lavori edilizi che danno diritto alla detrazione prevista dall’articolo 16-bis del Dpr 917/1986.
Pagamento fattura n._____ del _________ a favore di _________________
partita Iva n. __________________
Beneficiario della detrazione _______________ codice fiscale _______________________
Per successivi eventuali controlli da parte dell’agenzia delle entrate, inoltre, bisogna conservare:
  • l’eventuale comunicazione fatta all’Asl,
  • la domanda di accatastamento (se la casa non è ancora censita al catasto),
  • ricevute di pagamento dell’IMU, se dovuta,
  • se si tratta di condominio: delibera di approvazione lavori dell’assemblea di condominio e relativa tabella millesimale di ripartizione delle spese,
  • dichiarazione del proprietario per il consenso ai lavori,
  • le autorizzazioni comunali richieste in fase di inizio lavori,
La ritenuta 8% sui bonifici
Quando viene fatto il bonifico bancario o postale l’istituto di credito trattiene l’8%. Questa quota è una “ritenuta a titolo di acconto” dell’imposta sul reddito dell’impresa che installa l’impianto. In altre parole: l’azienda installatrice riceve l’8% in meno della quota pattuita. Questo 8% è di fatto un acconto sulle imposte che dovrà pagare in sede di dichiarazione dei redditi.
Se la casa e l’impianto fotovoltaico vengono venduti prima del tempo, che fine fa la detrazione?
Se la casa sulla quale è installato l’impianto fotovoltaico viene venduta prima che sia trascorso l’intero periodo per fruire della detrazione fiscale, questa viene di norma trasferita al nuovo proprietario, se si tratta di persona fisica. Questo avviene, come indicato dall’agenzia, “salvo diverso accordo tra le parti”.
In altre parole, chi vende casa ha la possibilità di scegliere se continuare ad usufruire degli anni di detrazioni residue o se trasferire tale diritto al nuovo proprietario (che deve essere, ricordiamolo, una persona fisica, non un’azienda o un’ente commerciale).
Se in sede di compravendita non viene specificato nulla in merito, il beneficio della detrazione viene automaticamente trasferito all’acquirente.
Lo stesso principio viene applicato in caso di decesso del proprietario. In questo caso la detrazione per gli anni rimanenti viene fruita da uno o più eredi.
Un ultimo caso che può essere frequente è quello in cui un inquilino , che paga l’affitto, paghi l’installazione dell’impianto e beneficia dello sgravio fiscale.
In questo caso, se dovesse trasferirsi “prima del tempo” cioè prima dei dieci anni spettanti di detrazione fiscale, continuerà in ogni caso a beneficiare dello sgravio fino al termine dei 10 anni, anche in caso di cambio di residenza.
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Comunicazione inizio lavori al Comune (se richiesta)
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